Quando si sente male da qualche parte ci viene istintivo pensare che l’origine di questa sensazione sia “in loco”, nel punto. Bene, certamente nel caso in cui ci si fosse presi una botta o ci si fosse tagliati è ovvio che l’origine del dolore sia quel punto che sta prendendo un bel color bluastro o da cui sgorga qualche goccia di sangue. Ma finisce li?
Specialisti delle neuroscienze stanno dimostrando come, a livello fisiologico, emozioni, pensieri, comportamenti e le decisioni che prendiamo ogni giorno hanno effetto sulla percezione del dolore: quando siamo più di buon umore il dolore non si sente, ma appena siamo soli, e tristi “bam” ricomincia il male, un esempio può essere l’impennata nella richiesta di antidolorifici, in America, durante la pandemia quando la depressione, l’ansia e lo stress dovuti alla reclusione, all’incertezza e alla solitudine hanno avuto la maggiore.
Allora sta tutto nella testa? Si! E no allo stesso tempo. È importante comprendere che se ho un dolore alla spalla quel dolore esiste ed esiste nella spalla. Ma non necessariamente è proporzionale o addirittura originato da un danno dei tessuti nella regione dolorosa. Quindi?
Il dolore nell’arto fantasma
Facciamo un salto indietro. La comprensione dell’origine del dolore la dobbiamo in parte agli amputati, o meglio ai loro arti fantasma e a chi li ha studiati. I primi studi su questo tema risalgono al 16° secolo, grazie ad Ambroise Pare, chirurgo militare, che seguendo pazienti amputati non riusciva a spiegarsi come mai sentissero ancora la presenza dell’arto o addirittura dolore in parti di esso. In breve: il soldato Ryan va in guerra, durante uno scontro a fuoco perde la gamba sinistra, viene operato e mesi dopo sente un male lancinante alla caviglia sinistra (che non c’è più). Com’è possibile?!
Se un amputato può sentire male ad un arto che non c’è più, cascano le fondamenta per credere che il dolore sia generato esclusivamente in loco.
La corteccia cerebrale: l’origine del dolore
In più di mezzo millennio di studi si è arrivati a dimostrare che i meccanismi del dolore risiedono principalmente a livello del sistema nervoso, centrale e periferico. In breve quando un tessuto viene stimolato oltre una certa soglia, i nervi portano al cervello l’informazione riguardo all’entità del danno, e sarà quindi il sistema nervoso centrale ad elaborare questa informazione e “decidere” se questo stimolo merita di farci sentire male o meno spingendoci a smettere di fare una certa attività o allontanarci dalla fonte dello stimolo. Il dolore è un sistema di allarme che ci serve per sopravvivere, se non lo percepissimo la nostra vita sarebbe a serio repentaglio. Ma deve essere ben interpretato: altrimenti qualsiasi stimolo potrebbe essere dare come risultato il dolore, anche in assenza di danno o potenziale tale.
La capacità del cervello di analizzare questi stimoli varia a seconda del vissuto della persona: credenze, stile di vita, umore, stress ecc… influiscono in maniera imprescindibile sulla percezione del dolore.
Conoscere la propria materia grigia e il proprio corpo è pertanto fondamentale per capire e provare a gestire il dolore.
Per usare una metafora, nel nostro cervello c’è un sistema di controllo del dolore, come una tastiera che controlla il volume, con più rotelle, che possono alzare o abbassare la sensazione di male.
Questo sistema si annida in tre differenti parti del nostro cervello:
La corteccia pre frontale, si occupa del nostro livello di attenzione e della parte di esecuzione dei compiti: crea strategie, pianificazione, controlla emozioni ed attenzione, la concentrazione e l’autocontrollo. Questa parte si attiva anche quando pensiamo di fare qualcosa e se il pensiero è negativo, per esempio quando si è a casa da soli, ci manca lavorare, ci manca fare sport, ci manca fare attività… o si ha più tempo per pensare ai propri problemi, allora la rotella del volume del dolore si attiva e aumenterà la percezione del male.
La corteccia cerebrale, la sede del pensiero. Quando cadiamo in un vortice di pensieri negativi, siamo stressati o in ansia, si attiva la rotella del dolore presente in questa zona e anche qui abbiamo un aumento della sensibilità al male.
Sistema limbico, qui risiedono e vengono gestite le emozioni. Allora quando saremo di cattivo umore, depressi o percepiamo emozioni negative sarà questa parte del nostro cervello ad inviare il segnale per alzare il volume del dolore.
Come posso agire sul dolore?
Quando ci troviamo in situazioni con poco o niente stress o ansia, quando il corpo è rilassato, calmo, corteccia pre frontale abbassa il volume del dolore.
Così come quando siamo di ottimo umore e ci lasciamo coinvolgere da situazioni che ci piacciono e distraggono la nostra attenzione. Per esempio quando siamo completamente immersi in un’attività piacevole (un hobby, uno sport, la lettura…) si arriva ad abbassare il volume del dolore fino quasi a non sentirlo! Quando ci si concentra su azioni e cose da fare si toglie l’attenzione dal dolore e non è magia… è così che funziona.
Se da soli non si riesce a trovare il percorso giusto per uscire dal circolo vizioso del dolore, persistente o cronico, è bene rivolgersi a specialisti del dolore come psicologi, fisioterapisti e specialisti del dolore!
