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Una Nuova Speranza per il Dolore Cronico – la GMI

Cos’è la GMI?

La Graded Motor Imagery (GMI) è una tecnica innovativa sviluppata per trattare il dolore cronico o per meglio dire PERSISTENTE, inclusi il dolore dell’arto fantasma e la sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS) e altre condizioni dolorose che si protraggono nel tempo. Per aiutare a ridurre la percezione del dolore, questa metodologia sfrutta la neuroplasticità, ovvero la capacità straordinaria del cervello di riorganizzarsi e formare nuove connessioni neurali.

La GMI è stata approfondita da esperti come David Butler, Lorimer Moseley e Tim Beames, i quali hanno co-autore il “Graded Motor Imagery Handbook” NOIGROUP.COM. Tim Beames, in particolare, è un fisioterapista specializzato nel trattamento del dolore persistente e ha contribuito significativamente alla diffusione e all’applicazione clinica della GMI. La GMI quindi aiuta il sistema nervoso a “riapprendere” schemi di movimento cercando di evitare dolore, passando sotto il livello del radar del dolore, rieducando il cervello a interpretare gli stimoli in modo meno minaccioso. Come afferma il neuroscienziato Lorimer Moseley, “Il dolore non riflette il danno ai tessuti, ma piuttosto l’opinione del cervello sullo stato di salute del corpo”.


Perché il Dolore Può Persistere?

Quando soffriamo di dolore per molto tempo, c’è un certo grado di ipersensibilità. Questo significa che anche movimenti normali o addirittura solo il pensiero di muovere un arto possono scatenare dolore.

Immagina di esserti fratturato la caviglia. Dopo mesi di riabilitazione, i medici ti dicono che sei guarito, eppure ogni volta che cerchi di camminare, senti ancora dolore. Ti fermi, provi a razionalizzare, ma la paura di muoverti rimane. Il tuo cervello ha registrato il movimento come una minaccia e continua a inviarti segnali di allarme.

Ora pensa a chi ha perso un arto: anche se non c’è più, la persona può sentire prurito, bruciore o addirittura dolore in quella parte del corpo, un fenomeno noto come dolore dell’arto fantasma. Oppure immagina di aver subito un piccolo trauma alla mano, e nonostante la ferita sia guarita, il dolore persiste. Può essere che il tuo sistema nervoso sia diventato ipersensibile, come accade nella CRPS, portandoti a percepire dolore, gonfiore e rigidità anche senza un danno attuale.

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Pain Research (Smith et al., 2021), “la neuroplasticità è un fattore chiave nella persistenza del dolore cronico, e strategie come la GMI possono aiutare a riorganizzare il cervello e ridurre i sintomi”.


Come Funziona la GMI?

La Graded Motor Imagery si basa su tre fasi progressive:

1. Discriminazione destra sinistra

Si inizia con esercizi in cui si osservano immagini di mani o piedi e si cerca di distinguere se sono di destra o di sinistra. Il semplice osservare un movimento o una posizione statica attiva le stesse parti del cervello deputate ai movimenti necessari per raggiungere quella posizione, anche se in maniera minore rispetto all’attivazione reale. Secondo un articolo pubblicato su Neuroscience & Biobehavioral Reviews (Hardwick et al., 2018), l’osservazione dell’azione e l’immaginazione motoria condividono circuiti neurali con l’esecuzione del movimento, confermando il loro ruolo nella riabilitazione motoria.

Esempio pratico: una persona con CRPS alla mano potrebbe iniziare guardando immagini di mani in posizioni diverse e cercare di riconoscere il lato corretto. Questo semplice esercizio riduce la sensibilizzazione del cervello e migliora la percezione del proprio corpo.

2. Immaginazione Motoria

In questa fase, si immagina di muovere l’arto senza effettivamente farlo. Questo stimola il cervello senza attivare la risposta dolorosa.

Esempio pratico: una persona con dolore cronico al ginocchio può immaginare di salire le scale senza dolore. Con il tempo, questa pratica riduce la paura del movimento e prepara il cervello a realizzarlo nella realtà.

3. Terapia dello Specchio

Qui si utilizza uno specchio per ingannare il cervello. Guardando il riflesso di un arto sano che si muove, il cervello “vede” l’arto colpito muoversi senza dolore, riducendo così la percezione dolorosa.

Esempio pratico: un paziente con dolore post-ictus può muovere la mano sana davanti a uno specchio, mentre il cervello percepisce il movimento come se coinvolgesse anche la mano colpita, favorendo la riabilitazione.

 

Un Approccio Flessibile e Personalizzabile

 

Le tre fasi della GMI rappresentano una base solida, ma non esiste un’unica strada per tutti i pazienti. Ogni persona ha una risposta diversa al dolore e alla riabilitazione, quindi il trattamento deve essere adattato alle sue esigenze specifiche.

Non è necessario applicare tutte le fasi della GMI rigidamente: alcuni pazienti possono trarre beneficio solo dall’immaginazione motoria, altri rispondere meglio alla terapia dello specchio. La chiave è capire il principio su cui si basa la GMI e usarlo per sviluppare strategie personalizzate.

Come fisioterapista, puoi sfruttare la tua creatività per costruire esercizi su misura, rendendo il percorso riabilitativo più efficace e accessibile. Il limite? Solo la tua immaginazione!


Per Chi Può Essere Utile?

La GMI è particolarmente efficace per:

  • Dolore cronico (in particolare dopo un infortunio)

  • Dolore neuropatico

  • Sindrome dell’arto fantasma

  • CRPS (Sindrome Dolorosa Regionale Complessa)

  • CPPS (Sindrome Complessa del Pavimento Pelvico)

I risultati possono variare da persona a persona, ma studi dimostrano che può ridurre il dolore e migliorare la qualità della vita di chi la pratica con costanza.

Uno studio pubblicato su Pain ha dimostrato che “l’uso della GMI ha portato a una riduzione significativa del dolore e a un miglioramento della funzionalità nei pazienti con CRPS”.


Perché funziona la GMI?

Diversi studi di risonanza magnetica funzionale (fMRI) hanno dimostrato che pensare un movimento o vedere qualcuno eseguirlo attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nell’esecuzione del movimento stesso, seppur con una minore intensità. Questo permette di aggirare il “radar del dolore”, riducendo l’attivazione delle reti neurali coinvolte nella percezione dolorosa e facilitando il processo di riabilitazione. Uno studio di Lorey et al. (2013), pubblicato su Human Brain Mapping, ha evidenziato che l’osservazione e l’immaginazione del movimento attivano la corteccia premotoria e parietale in modo simile all’esecuzione reale, suggerendo un meccanismo efficace per la riabilitazione senza aggravare il dolore. Grazie a questa caratteristica della neuroplasticità, la GMI consente al cervello di riapprendere schemi motori senza scatenare dolore, offrendo un approccio graduale e tollerabile alla ripresa del movimento.

La GMI può aiutarti?

Il dolore cronico/persistente può limitare la qualità della vita e spesso porta a provare diverse terapie senza successo. La GMI, con il suo lavoro di attivazione della corteccia premotoria e motoria limitato, potrebbe essere la chiave per ritrovare il controllo del tuo corpo e ridurre il dolore.

Come ogni terapia approvata si basa su studi clinici eseguiti da anni e su diverse tipologie di pazienti. Ma questo non basta perché la chiave del successo si qualsiasi terapia sta nella Costanza e fiducia nel processo. Con esercizi mirati e un po’ di pazienza, puoi allenare il tuo cervello a “scollegare” il dolore e riabilitare il movimento in modo graduale e sicuro.

Come afferma il fisioterapista David Butler, “Il dolore è nella mente, ma questo non significa che sia immaginario. Significa che il cervello ha il potere di cambiarlo“.

Ogni piccolo progresso è un passo verso il miglioramento! E quindi è un successo e come tale va celebrato. I grandi cambiamenti possono richiedere tempo per avvenire, ma non vuol dire che non stanno accadendo.

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