Quando il nostro corpo resta immobile per un periodo prolungato, si innescano una serie di cambiamenti fisiologici che possono avere impatti significativi sulla nostra salute complessiva. Uno dei risultati più evidenti è l’atrofia muscolare, dove i muscoli inutilizzati perdono massa e forza.
La mancanza di movimento porta anche a una perdita di flessibilità nelle articolazioni e nei tessuti muscolari, rendendo più difficile eseguire movimenti ampi e fluidi. La coordinazione e l’equilibrio ne risentono, aumentando il rischio di cadute e lesioni. Inoltre, l’assenza di attività fisica contribuisce al deterioramento della salute delle ossa, con una potenziale diminuzione della densità ossea e un aumento del rischio di osteoporosi e fratture.
A livello metabolico, l’inattività incide sul tasso metabolico basale, il che significa che il corpo brucia meno calorie in modo naturale che può contribuire all’accumulo di peso e, in extremis, all’obesità, con le loro implicazioni negative sulla salute cardiovascolare. Infatti, la mancanza di movimento è associata a un aumento della pressione sanguigna, del colesterolo e al rischio di malattie cardiache.
La mancanza di movimento può contribuire anche a ridurre efficienza polmonare, poiché l’attività fisica contribuisce a mantenere la salute del sistema respiratorio.
Si potrebbero elencare svariate altre conseguenze relative alla mancanza di movimento, ma concludo aggiungendo una parte fondamentale: l’inattività aumenta anche i livelli di stress! (Perchè senza movimento non avviene il riassorbimento del cortisolo da parte dei tessuti muscolari).
Il sistema nervoso e il benessere mentale non sono quindi immuni all’assenza di attività fisica: “chi si ferma è perduto”(?). Si!
La soluzione è il movimento consapevole.
Prendiamo esempio dalla natura e andiamo oltre le credenze di una vecchia generazione! Se il riposo e l’astinenza dal movimento possono essere la migliore risposta in fase acuta, sarà fondamentale iniziare ad esplorare il proprio corpo e i movimenti che esso può fare il prima possibile.
Rispettare il dolore, educare il dolore
Il dolore è uno strumento insostituibile che il nostro corpo utilizza per difendersi/ci. Come ogni strumento dobbiamo essere in grado di interpretarlo e usarlo a nostro vantaggio.
Senza lasciare che prevarichi, dobbiamo trovare il modo per gestirlo, sopportando livelli di dolore che non superino mai il 4/10 ed esplorando come si comporta il nostro corpo, fino a farlo scomparire tornando alla nostra normale attività! Educare il dolore vuol dire non lasciare che ci fermi o limiti in alcun modo così da evitare di intercorrere in problemi più gravi, vuol dire comprendere il suo funzionamento imparando a guidarlo fino ad alzare la soglia di attivazione a livelli normali (o pre-problematica).
Con l’aiuto di un terapista esperto è possibile superare le problematiche riguardanti l’immobilità: richiedi la tua consulenza gratuita per programmare un percorso su misura: